Ottobre 2025

L’ECO DI NESSUN LUOGO: ATLANTE DELL’ALTROVE

“Né qui, né altrove – On Domestication”, mostra collettiva curata da Arnold Braho presso ArtNoble Gallery, esplora il rapporto tra spazio, potere e possibilità di fuga. Prendendo spunto dallo slogan della manifestazione del 2002 contro i centri di permanenza temporanea, il progetto interroga la domesticazione come forma di controllo invisibile: un processo che ordina, normalizza e delimita ciò che è altro. Le opere di Friedrich Andreoni, Hernán Pitto Bellocchio, Zazzaro Otto, Francesca Pionati, Simon Starling, Marko Tadić e Andrea Zittel propongono linguaggi differenti ma attraversati dalla stessa domanda: cosa resiste all’atto di essere reso conforme? Tra oggetti che si ribellano, spazi che diventano rifugi improvvisati e gesti che sfidano la norma, la mostra costruisce un percorso intimo e politico insieme. In questo attraversamento, lo spazio domestico si trasforma da luogo di conforto a campo di tensione: una zona porosa dove l’abitare può ancora essere gesto di libertà.

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ATTRAVERSARE LE STANZE, ABITARE LA MEMORIA, VIVERE L’ESTETICA

“Attraverso le stanze” è un viaggio nella memoria dell’abitare, una mostra che trasforma Casa Grondona in un luogo di soglia tra arte, design e vita quotidiana. Attraverso tre ambienti domestici ricreati, la galleria Tommaso Calabro invita il visitatore a esplorare l’Italia degli anni Sessanta e Settanta, quando collezionare significava intrecciare gusto, immaginazione e quotidianità. Le opere dialogano con arredi e oggetti di design, ricreando l’atmosfera intima di un tempo in cui le case erano laboratori di cultura e sperimentazione. In questo percorso – curato in collaborazione con Triplef, l’archivio di Federica Formilli Fendi – ogni stanza diventa un ritratto d’anima: dal sogno pop e surrealista alla materia viva dell’oggetto quotidiano, fino al silenzio rigoroso dell’astrazione geometrica. Più che una mostra, “Attraverso le stanze” è un racconto sull’arte come modo di abitare il mondo.

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DOVE FINISCE IL PESO, COMINCIA L’ATTESA

Nel trentennale della galleria Raffaella Cortese, Marcello Maloberti inaugura INCIPIT, una mostra che segna una nuova soglia nella sua ricerca artistica. Dopo la retrospettiva al PAC, l’artista sceglie la via della sottrazione e del silenzio, articolando un percorso espositivo tra Milano e Albisola in cui il vuoto diventa materia e la ripetizione, forma di resistenza. Come una Via Crucis senza direzione, INCIPIT non racconta ma interroga, offrendo al visitatore la possibilità di abitare la mancanza come spazio di rivelazione. Un esercizio di spoliazione e ascolto, dove l’arte si fa eco, soglia e inizio.

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ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE, OGGETTI SENZA PADRONE

Nella project room della Fondazione ICA Milano, Isabella Costabile presenta “Whose is this?”, una costellazione di opere che nascono dal recupero di materiali abbandonati. Ferri, frammenti, residui industriali vengono riassemblati in sculture che sembrano conservare la memoria della loro funzione originaria, ma anche la tensione verso una nuova vita simbolica. Tra installazione e scultura, la ricerca dell’artista interroga il confine tra proprietà e appartenenza, tra ciò che è stato utile e ciò che può ancora raccontare.

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LA CASA CHE ABITO: L'ARTISTA È SEMPRE IN

"Dimora", la mostra-residenza di Roberta Colombo a cura di Gabi Scardi, trasforma lo Studio 3 di Assab One in un habitat performativo che fonde arte, vita privata e politica. Dal 2 ottobre all’8 novembre 2025, l’artista non solo espone opere — sculture, collage, ricami, disegni, installazioni — ma “trasloca” letteralmente parte della sua casa-studio, accogliendo mobili, libri, suppellettili e la sua stessa presenza stabile. L’azione espositiva diventa gesto abitativo: un atto di resistenza ai confini tra pubblico e privato, corpo e oggetto, estetica e quotidianità. I temi centrali sono identità di genere, sessualità, violenza, divinità femminile, tutti affrontati con ironia profonda.

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FIORI SPEZZATI, SOGNI SOSPESI: IL GIARDINO SEGRETO DELL’IMPERFEZIONE

"Broken Flowers" è una mostra che racconta la fragilità del reale e la sua necessaria trasformazione. Cinque artisti — Manuel Esposito, Cristiano Pizzi, Flaminia Veronesi, Davide Volpi e Andreas Zampella — intrecciano linguaggi diversi per tradire la realtà e renderla finalmente visibile. Tra ironia e malinconia, leggerezza e inquietudine, le loro opere fioriscono in uno spazio sospeso, dove la bellezza nasce proprio dalla crepa. Una riflessione poetica sul quotidiano, sul sogno e sull’impossibilità — o forse sulla necessità — di credere ancora nel vero.

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