Il 15 Luglio 2023 si concluderà l'esposizione "Condemnation" di Aziz Hazara, a cura di Francesca Recchia. La mostra, ospitata negli spazi di Fondazione ICA, è un viaggio immersivo verso la presa di coscienza della sofferenza del popolo afgano, per causa della mano armata dell'Occidente. L'artista Hazara veicola la denuncia sociale attraverso immagini che di primo impatto possono sembrare enigmatiche, ma nascondo un doloroso significato.
Rifiuti, rovine, spazzatura, ruderi, vecchi copertoni: davanti agli occhi dei visitatori di Fondazione ICA si staglia questo paesaggio. Si tratta di una stampa fotografica dal titolo I am looking for you like a drone, my love dell'artista Aziz Hazara; l'opera viene allestita come una gigantografia all'ingresso della mostra, occupando tutto il piano terra dello spazio espositivo. Il titolo ha un richiamo di dolcezza e minaccia, d'amore e di violenza: Hazara fa riferimento ai droni che hanno continuato a sorvolare sull'Afghanistan, fino a che le truppe americane e NATO non hanno tolto l'assedio nel 2021. I droni cercano bersagli per ragioni militari e di distruzione, ma gli occhi dell'amore cercano un tenero rifugio, un riparo lontano dalla solitudine.
Aziz Hazara, veduta della mostra Condemnation
Fondazione ICA Milano, Milano, 2023
Ph. Andrea Rossetti
Courtesy Aziz Hazara e Fondazione ICA Milano
Anche i nostri occhi cercano qualcosa, guardando la stampa di Hazara, ma il nostro sguardo viene disorientato dalla scena caotica che ci viene mostrata. L'esperienza che facciamo non è solo immersione, per farci empatizzare con la realtà mostrata, ma è una vera e propria invasione: il pensiero è ingombrante e l'immagine ci mette nella condizione di non avere punti di fuga. I nostri occhi non sanno dove fuggire, non sanno dove nascondersi proprio come la popolazione afgana, rimasta vittima sia delle invasioni da parte dell'Occidente che del pugno di forza dei gruppi talebani.
La poetica di Aziz Hazara si fa sempre più tesa quando saliamo al primo piano della fondazione, una nenia martellante si propaga per il resto dello spazio fino a riempirlo. L'aria è satura di tensione e il tempo è scandito da un battito regolare: una pulsazione che pare un'agonia. Scostando una pesante tenda scura, individuiamo il metronomo: è una videoinstallazione che ritrae un uomo che si batte il petto. Lo sguardo del soggetto ripreso è fisso su di noi, non sta guardando l'obiettivo che lo sta riprendendo, gli occhi puntano all'Oltre con un'espressione fredda.
Il gesto del picchiarsi il petto e lo sguardo fisso sono elementi alquanto ipnotici, come la litania che si espande nella stanza in fondo al corridoio. L'installazione sonora si compone nell'allestimento di cinque taniche gialle, usate come speaker per la traccia audio; si tratta di un caso ready made in cui le taniche usate da Hazara perdono la loro funzione principale per il raccoglimento dell'acqua, ma nel contesto di Fondazione ICA contengono il suono. Sono il simbolo di un intero popolo che ha sete, a causa della carenza di fonti di acqua potabile, come allo stesso modo sente la sete di pace.
La nenia che ci accompagna è una serie di suoni distorti, all'apparenza lamentosi, ricordano le melodie che vengono intonate dai muʾadhdhin dall'alto dei minareti. La chiamata, detta adhan, è un invito al mettersi in comunione e trovare unione nel momento della preghiera, ma la resa cacofonica dell'installazione di Hazara assume un sapore repellente, anziché invitante. Si sentono di sottofondo altri suoni come sirene d'allarme, frastuoni rombanti, droni: è la marcia dello stato d'assedio della guerra che ha distrutto l'identità nazionale e culturale di un paese come l'Afghanistan negli ultimi quarant'anni.
Il lavoro di Aziz Hazara nasce dalle macerie della missione civilizzatrice occidentale e la sua riflessione artistica si concentra sui residuati sia fisici che immateriali di decenni di guerra in Afghanistan: il terrorismo, il trauma, lo sradicamento di intere comunità, il lutto, la sorveglianza, la strumentalizzazione della volontà di Dio, la familiarità con le armi, il prezzo di vite considerate di poco valore.
(Francesca Recchia sul lavoro di Aziz Hazara)
A volte le parole non sono sufficiente per raccontare una storia, soprattutto quanto quest'ultima è intrisa di sofferenza e unita dal fil rouge di molteplici esperienze personali, dove il comune denominatore è la perdita dettata dalla guerra. Racchiudere tutto questo in una manciata di lemmi è un limite di cui Aziz Hazara è conscio, per cui un'immagine vale più delle proverbiali mille parole.
S. F. C.
Aziz Hazara
Condemnation
A cura di Francesca Recchia
Fondazione ICA, via Orobia 26, Milano
4 Maggio 2023-15 Luglio 2023
Aziz Hazara, veduta della mostra Condemnation
Fondazione ICA Milano, Milano, 2023
Ph. Andrea Rossetti
Courtesy Aziz Hazara e Fondazione ICA Milano
Aziz Hazara, veduta della mostra Condemnation
Fondazione ICA Milano, Milano, 2023
Ph. Andrea Rossetti
Courtesy Aziz Hazara e Fondazione ICA Milano
Aziz Hazara, veduta della mostra Condemnation
Fondazione ICA Milano, Milano, 2023
Ph. Andrea Rossetti
Courtesy Aziz Hazara e Fondazione ICA Milano
Aziz Hazara, veduta della mostra Condemnation
Fondazione ICA Milano, Milano, 2023
Ph. Andrea Rossetti
Courtesy Aziz Hazara e Fondazione ICA Milano
Aziz Hazara, veduta della mostra Condemnation
Fondazione ICA Milano, Milano, 2023
Ph. Andrea Rossetti
Courtesy Aziz Hazara e Fondazione ICA Milano
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