All’apertura del 2024, nella nuova sede dello spazio di Artopia si concluderà un percorso espositivo che mette in scena un dialogo tra due artiste francesi, Adélaïde Feriot e Seulgi Lee, a cura di Marjiolaine Lévy. L’ispirazione principale è tratta dal titolo del romanzo futurista femminista “Una donna con tre anime” della scrittrice italo-austrica Rosa Rosà, pseudonimo di Edith von Haynau.
Installation at Artopia Gallery, Milan. Courtesy the artist and Artopia Gallery, Milan
Photo credits: Matteo Pasin
Quando nel 1918 Edith von Haynau, in arte Rosa Rosà, scrive il romanzo futurista femminista Una donna con tre anime, mette al centro della narrazione il modello di una Super Donna in aperta antitesi con il modello patriarcale e maschilista del Maschio futurista proposto dal padre spirituale del movimento futurista, Filippo Tommaso Marinetti. Con un approccio narrativo dal sapore fantascientifico, Rosa Rosà cerca di delineare un manifesto di emancipazione femminile attraverso la figura della protagonista Giorgina Rossi.
Giorgina Rossi è una casalinga, lo stereotipo della donna come angelo del focolare con una soggettività e autocoscienza annichilite dal potere del maschio dominante. Viene proiettata in un viaggio nel tempo che la fa calare in un contesto completamente stravolto rispetto alla sua routine di donna di casa: entra a contatto con il desiderio, con la ricerca del piacere e con la presa di coscienza della propria sensualità fino a realizzare il proprio spirito creativo nel senso artistico.
Installation at Artopia Gallery, Milan. Courtesy the artist and Artopia Gallery, Milan
Photo credits: Matteo Pasin
Solo sessant’anni dopo Carla Lonzi con il gruppo di Rivolta Femminile pubblica il manifesto del femminismo italiano di seconda generazione per eccellenza, Sputiamo su Hegel. La donna clitoridea e la donna vaginale e altri scritti, in cui un capitolo è proprio dedicato alla verve creatrice e demiurgica della donna. Il capitolo in questione, Assenza della donna dei momenti celebrativi della manifestazione creativa maschile, analizza proprio l’aspetto della creazione femminile e come questa sia stata confinata al ruolo di madre, ma pur sempre in relazione al maschio. In un certo senso, la femmina è un’incubatrice senza coscienza che serve al maschio per portare avanti il proprio patrimonio genetico e la medesima condizione si riflette anche nella creazione artistica. La donna è un oggetto passivo, limitata puramente al ruolo di cartina tornasole per compiacere l’ego maschile.
“La creatività maschile ha come interlocutore un’altra creatività maschile, ma come cliente e spettatrice di questa operazione mantiene la donna il cui stato esclude la competitività. La donna è condizionata in una categoria che garantisce a priori al protagonista della creatività l’apprezzamento dei suoi valori. Mentre si riconosce alla creatività una funzione liberatoria, si istituzionalizza l’arte e con essa una controparte neutrale che assiste ai gesti degli altri. L’attività dell’uomo, anche nell’arte, si articola nella competizione con un partner che è ancora un uomo, e nella contemplazione che chiede alla donna”
(Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel. La donna clitoridea e la donna vaginale e altri scritti, Scritti di Rivolta Femminile, Milano, 1977, pp. 63-64)
Installation at Artopia Gallery, Milan. Courtesy the artist and Artopia Gallery, Milan
Photo credits: Matteo Pasin
Anche l’autrice Edith von Haynau riflette proprio su questo aspetto, in cui l’istinto primordiale della creatività femminile viene messo a servizio del maschio e cerca proprio di descrivere l’ultimo stadio dell’emancipazione femminile. Per essere veramente libera una donna deve comprendere che la propria creatività ha senso di esistere anche senza compiacere il desiderio maschile, senza essere messa a disposizione del maschio dominante.
L’arte diventa un mezzo di emancipazione a cui la donna di deve rifare per rivendicare la propria autonomia su se stessa, sul proprio corpo e sulla propria sensibilità artistica e tale aspetto viene incarnato anche dal percorso espositivo allestito nella nuova sede di Artopia Gallery, a pochi passi da Porta Romana. La mostra Le donne con tre anime, a cura di Marjiolaine Lévy, mette in dialogo i linguaggi artistici ed espressivi di due artiste distanti tra loro per quanto riguarda la creazione di forme e immagini, come Adélaïde Feriot e Seulgi Lee.
Installation at Artopia Gallery, Milan. Courtesy the artist and Artopia Gallery, Milan
Photo credits: Matteo Pasin
“Al di là del comune ruolo di traduttrici, le due artiste condividono anche un forte gusto per l’artigianato. Così formalmente divergenti, ma allo stesso tempo così vicine, le opere in mostra – dai grandi lavori tessili, ai cestini intrecciati e alle lampade in taffetà di Seulgi Lee, passando per le sculture in bronzo di Adélaïde Feriot - hanno come denominatore comune la mano come strumento”
(Dal comunicato stampa della mostra Le donne con tre anime, a cura di Marjiolaine Lévy, Artopia Gallery)
Quello che viene messo al centro della narrazione visuale, da parte delle artiste Adélaïde Feriot e Seulgi Lee, è una riflessione sulla creatività femminile nelle sue forme più disparate: dalle installazioni di luce fino alle sculture di mixed media. Un intreccio visuale e semantico che si sviluppa su più registri nei piani della nuova sede meneghina di Artopia Gallery.
Il dialogo è anche caratterizzato da contrasti e impatti visivi che sembrano porsi agli antipodi l’uno rispetto all’altro: il sapore delle composizioni di Feriot dalle sfumature bluastre si mettono in opposizione alle realizzazioni geometriche di Lee, la cui particolarità risiede nella scelta di colori brillanti e saturi.
Installation at Artopia Gallery, Milan. Courtesy the artist and Artopia Gallery, Milan
Photo credits: Matteo Pasin
“Partecipare alla celebrazione della creatività dell’uomo significa cedere all’adescamento storico della nostra colonizzazione nel suo episodio culminante secondo la strategia del mondo patriarcale. Privo della donna il culto della supremazia maschile diventa uno scontro caratteriale fra uomini. Assentandoci dai momenti celebrativi della manifestazione creativa maschile noi non diamo un giudizio ideologico sulla creatività né la contestiamo, ma, rifiutandosi di accoglierla, mettiamo in crisi il concetto che il beneficio dell’arte sia una grazia somministrabile. Non credere più a una liberazione di riflesso fa uscire la creatività dai rapporti patriarcali. Con la sua assenza la donna compie un gesto di presa di coscienza, liberatorio, dunque creativo.”
(Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel. La donna clitoridea e la donna vaginale e altri scritti, Scritti di Rivolta Femminile, Milano, 1977, pp. 65)
S. F. C.
Adélaïde Feriot e Seulgi Lee
Le donne con tre anime
A cura di Marjiolaine Lévy
Artopia Gallery, via Lazzaro Papi 2, Milano
27 Ottobre 2023 – 12 Gennaio 2024
PHOTO GALLERY
Installation at Artopia Gallery, Milan. Courtesy the artist and Artopia Gallery, Milan
Photo credits: Matteo Pasin
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